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Quel porco di mio marito


di adad
20.06.2021    |    30.196    |    11 9.3
"“E’ vero che vai a battere nei cessi della tangenziale?” L’uomo annuì di nuovo..."
L’orologio elettronico al suo polso emise un debole segnale. Marzio si riscosse dalla contemplazione delle bellezze più o meno vestite, che affollavano il bordo della piscina, e guardò l’ora.
“Ok, - disse a se stesso – andiamo a farci sta scopata.”, e si alzò dirigendosi verso la suite, che da tempo l’hotel gli aveva messo discretamente a disposizione. I motivi di tanto favore li ignoriamo, ma sospettiamo che avessero a che fare col direttore, cinquantenne, e certe sue inclinazioni non propriamente ortodosse in tema di sessualità.
L’appuntamento era alle 15: aveva ancora un po’ di tempo per prepararsi. Diciamolo subito, prima che ci pensino le malelingue: Marzio riceveva clienti su appuntamento. Era un escort, in pratica. Del resto, se lo poteva permettere: alto, fisico asciutto e muscoloso, un po’ merito di madre natura, un po’ anche dell’ora di palestra ogni santa mattina dalle nove alle dieci, e non ultimo della cure che dedicava in generale alla sua persona.
Aveva anche un ottimo strumento del mestiere: un cazzo che, a detta dei suoi clienti, era uno dei migliori e più belli sul mercato. E lui sapeva usarlo a meraviglia, del resto.
Era qualche annetto che Marzio svolgeva quella attività, da quando, poco dopo la laurea in giurisprudenza, si era reso conto che se doveva prostituirsi in un ufficio per quattro soldi di stipendio, poteva guadagnare molto di più facendolo a casa sua e secondo le sue regole.
E grazie alle qualità fisiche, alle abilità professionali in breve raggiunte, oltre che alla sua innata cordialità e alla discrezione nei confronti dei clienti, il successo non aveva tardato ad arridergli, così da essere considerato al momento uno dei professionisti più qualificati sulla piazza. Era caro, questo sì; ma del resto, la qualità si paga e Marzio valeva fino all’ultimo centesimo.
Mezzora dopo, docciato e profumato, avvolto in un morbido accappatoio, sotto il quale indossava unicamente un paio di slip bianchi, Marzio era pronto a ricevere il cliente, un certo Andrea, 40 anni, che aveva fissato un appuntamento direttamente sul suo sito internet. Si stava lisciando il pacco, mentre guardava un video porno, come faceva spesso per scaldare l’atmosfera, quando sentì un discreto bussare alla porta.
Doveva essere il cliente: indolentemente si alzò dal letto su cui era sdraiato e andò ad aprire. Si trovò davanti una signora di gran classe, come capì subito, notando le varie griffe disseminate su di lei, dall’abito alla borsa, al foulard ecc.. Rimase sconcertato e si affrettò a chiudere l’accappatoio, allacciandoselo in vita.
“Il signor Marzio?”, fece lei, scostandolo ed entrando decisa, seguita da un uomo sui quaranta e dall’aspetto dimesso.
“Abbiamo un appuntamento.”, proseguì la donna, senza aspettare la risposta.
“Veramente, io ho appuntamento con un certo Andrea.”, disse Marzio, un po’ spiazzato.
“Andrea è lui.”, fece lei, indicando il marito, che annuì, diventando tutto rosso.
“Mi dispiace, - disse allora Marzio – ma ci dev’essere stato un fraintendimento: io
non lavoro con le coppie.”
“No, no, no, – precisò lei – è con quel signore lì, che deve lavorare.”
Frastornato, Marzio continuava a spostare lo sguardo da lui a lei, senza capire.
“Voglio che lei si scopi quel frocio di mio marito! – spiegò, allora, la donna con fare sbrigativo – Sono stufa di andarlo a recuperare nei cessi della tangenziale, col rischio che mi porti a casa chissà quali schifezze! Voglio che lo faccia davanti a me, voglio vedere fin dove è capace di arrivare…voglio che si vergogni e magari resti lontano da quei posti… che non ci vada più.”
Marzio stava per scoppiare a ridere all’ingenuità della donna.
“Ma… signora, - fece - e suo marito che ne dice?”
“Cosa vuole che ne dica quel frocio lì?”
L’uomo, intanto, se ne stava lì tutto dimesso senza parlare, senza reagire alle provocazioni della moglie, un po’ forse perché vi era assuefatto, un po’ perché era assorto a sbirciargli fra i lembi dell’accappatoio, la cui cintura si era nel frattempo allentata e sciolta,.
“Su, si dia da fare, io aspetto qui… non le dà fastidio, spero.”
“Se vuole guardare, per me è indifferente: suo marito è d’accordo?”
L’interpellato fece spallucce.
“Ok, - concesse Marzio – si accomodi pure in quella poltrona lì.”, e le indicò una poltroncina defilata, da cui però si aveva una completa visione della stanza.
“Ci sarebbe…”, continuò, mentre lei si dirigeva nel posto indicatole.
“Ah, la sua parcella. – disse la donna, fermandosi e aprendo la borsetta – Posso farle un assegno?”
“Meglio contanti, signora: non abbiamo ancora la partita iva…”, sorrise Marzio.
“Presumo di no.”, ribatté lei, contandogli le banconote e andando poi a sedersi.
Marzio ripose la somma in un cassetto, poi si avvicinò all’uomo che lo aspettava in piedi, a testa china e il respiro già affannato.
“Allora…”, cominciò.
“Ci vada pure pesante con quel porco! – lo interruppe la moglie – Non abbia riguardi.”
“Certo, signora, - le si rivolse lui, sorridendo – però adesso stia buona e mi lasci lavorare. Se vuole, è libera di masturbarsi. Ci sono delle salviettine profumate, lì sul tavolinetto.”
La donna sbuffò, si accomodò a suo agio e si accese una sigaretta.
“Allora, puttanella, a quanto pare ti piace il cazzo.”, disse Marzio, rivolto all’uomo.
Lui annuì in fretta.
“E’ vero che vai a battere nei cessi della tangenziale?”
L’uomo annuì di nuovo.
“Ti fai sbattere dai camionisti?”
“Sì…”
“Solo dai camionisti?”
“Anche dagli altri…”, disse lui con un filo di voce, fissandogli il pacco, ben in evidenza, adesso che Marzio si era seduto sulla sponda del letto, allargando le gambe e le falde dell’accappatoio.
“Ti avvicini mentre stanno pisciando, vero? Glielo chiedi tu di succhiarglielo?,
continuò Marzio sadicamente, sbirciando con la coda dell’occhio la donna, che li guardava continuando a fumare.
“Sì…”, sospirò Andrea, con la bava alla bocca, ormai allo stremo.
“E magari vorresti succhiare anche il mio?”
L’uomo annuì.
“Ci credo, puttanella: il cazzo di un vero uomo fa gola. Spogliati.”
Andrea si spogliò con mosse veloci, gettando i vestiti sopra una sedia, e tenne addosso solo le mutande, un paio di boxer aderenti, sul cui davanti risaltava una grossa macchia di bagnato.
“Ma guardalo! – lo prese in giro Marzio – ti sei bagnato come un troietta!”
“Quello che è, quel porco!”, bofonchiò la donna, evidentemente compiaciuta dell’umiliazione che stava subendo il marito.
“Togliti le mutande.”, gli disse allora Marzio, un po’ infastidito dall’atteggiamento della donna, ma lasciando correre: era lei che pagava in fin dei conti.
Bisogna dire infatti che Marzio non amava quel tipo di approccio, a meno che non gli venisse espressamente richiesto, e nella fattispecie il povero Andrea cominciava anche a fargli un po’ di pena: con una moglie del genere, era comprensibile che andasse a battere nei cessi della tangenziale!
Decise di non infierire oltre.
“Vieni qua!”, disse, allora, all’uomo che gli stava impalato davanti, nudo e con l’uccello penzolante, del tutto moscio.
Andrea si precipitò a inginocchiarglisi davanti e Marzio gli passò la mano dietro la nuca e lo tirò a sé, premendogli la faccia sul proprio pacco.
“Annusa l’odore del cazzo, - disse – annusalo bene.”
“Mmmmfff, mmmmffff..”, mugugnò l’altro, col volto affondato nel suo inguine, inspirando l’aroma voluttuoso.
“Lo vuoi leccare?”
“Mmmmfff, mmmmffff…”
Allora Marzio gli allontanò la testa, estrasse dagli slip l’uccello ormai turgido e lo offrì alla bocca dell’uomo.
“Leccalo, dai.”, disse.
Ma Andrea ci si precipitò sopra per ingoiarlo.
“Ho detto, lecca!”
Con un gemito, allora, forse di disappunto, ma più probabilmente di goduria, l’altro tirò fuori la lingua e cominciò a slinguare dapprima il glande sbavato, che Marzio aveva snudato, tirando del tutto in giù la pelle del prepuzio, e poi l’asta, partendo dalla base e risalendo a tutta lingua per l’intera lunghezza.
“Bravo, così… Fammi vedere quanto ti piace…”, lo stimolava Marzio, che, dopo essersi sfilato del tutto gli slip, andava sdraiandosi lentamente e via via lo indirizzava a leccargli le palle e ancora più giù.
Quando fu del tutto disteso sulla schiena, infatti, sollevò le gambe e si allargò le natiche: non ci fu bisogno di alcun ordine o stimolo, perché alla vista del roseo pertugio, così bellamente offertogli, Andrea ci si fiondò con la bocca, leccandolo gagliardamente tutt’attorno e infilandoci la lingua fin dove poteva.
Andrea ci sapeva davvero fare con la lingua, Marzio lo riconobbe subito; del resto,
l’esercizio fatto nei cessi della tangenziale con la faccia affondata fra le chiappe dei camionisti, doveva essere servito a qualcosa. E i camionisti sono molto esigenti in questo campo, lo sappiamo bene, stando la maggior parte del giorno col sedere spiaccicato sopra il sedile.
Marzio, dunque, si godeva questa leccata, goduriosa come poche altre, e sarebbe rimasto fino a sera con la lingua pastosa di Andrea a ravanargli nell’ano, ma era un professionista e aveva un lavoro da portare a termine. A parte il fatto di avere addosso gli occhi della donna, che gli pagava una sostanziosa parcella per vederlo umiliare quel frocio di suo marito, non certo per assistere al suo di godimento.
Così, rialzatosi a sedere di scatto, lo afferrò per i capelli, gli tirò indietro la testa e gli cacciò l’uccello tutto quanto nella gola. Il povero Andrea, stranito da quel subitaneo cambiamento, quasi si ingozzò, sentendosi il glande voluminoso premergli sulle tonsille, e con un conato lo respinse indietro, subito però riprendendo a succhiare, dopo esserselo aggiustato alla giusta profondità.
E fu allora che Marzio si rese conto che Andrea non stava semplicemente sbocchinando il suo cazzo, no: lo stava adorando, ci stava facendo l’amore. Quella consapevolezza lo eccitò… ma non l’eccitazione professionale, che gli faceva venire il cazzo duro a sufficienza per poter espletare il proprio lavoro; bensì un’eccitazione profonda, che lo prese alla testa, lo coinvolse a livello fisico e mentale. Allora, chiuse gli occhi e si abbandonò al piacere che stava provando.
Andrea, dal canto suo, si rivelò un pompinaro provetto: non appena avvertiva i primi fremiti, premonitori dell’orgasmo, smetteva di suggere e dava una pausa, approfittandone per leccare il glande tutt’attorno e l’asta su e già, dalla base all’apice rugiadoso, e lo scroto, prendendo in bocca le palle una alla volta e succhiandole, spremendole fra lingua e palato… E quando i fremiti cessavano, quando si arrestava la colata di presborra zuccherina, lui tornava a ingoiare il nerchio e riprendeva a succhiare.
Marzio era strabiliato, ormai la sua testa galleggiava in un nuvola di piacere. Mai era successo che un cliente lo trasportasse a simili livelli… e sì che gliene erano capitati di bocchinari bravi e vogliosi.
La tensione erotica arrivò ad un livello tale, che né Andrea riuscì più a smorzarla, né Marzio a contenerla: il suo cazzo era ormai talmente teso ed enfiato di sangue, da sembrare un tizzone incandescente. D’un tratto il controllo della situazione sfuggì loro di mano. Bastò un colpo di lingua di troppo, perché il limite fosse valicato e, strabuzzando gli occhi per le fitte lancinanti, Marzio gettò indietro la testa e, tremando in tutto il corpo, lasciò che natura facesse il suo corso.
Alle prima avvisaglie dell’orgasmo, però, Andrea con la destra gli aveva impugnato la mazza, muovendola velocemente su e giù, e con la sinistra gli aveva afferrato le palle, spremendole e tirandole con foga, mentre con le labbra acciucciate al glande attendeva famelico il compimento dell’atto. E il compimento non tardò a giungere, quando il cazzo ebbe un sobbalzo come impazzito e un fiotto corposo di sborra dilagò sulla lingua di Andrea, che si affrettò a deglutirlo. Altri ne seguirono ad ogni scatto dell’organo e Andrea continuò a ingoiare e deglutire con la voracità di un bambino.
Né smise di ciucciare, finché il cazzo non gli si afflosciò nella stretta della mano e
il flusso si esaurì del tutto. Allora, con un’espressione di rammarico negli occhi, Andrea se lo tolse dalla bocca e diede ancora un paio di leccate, le ultime, al glande smollato.
Marzio gli diede un buffetto sulla guancia.
“E’ bravo tuo marito.”, disse alla donna.
“Ci credo, con tutti quelli che ha succhiato nei cessi della tangenziale! Ma spero che questa lezione gli sia servita. Spero che la vergogna serva a farlo rinsavire. E tu, rivestiti, porco!”
Ubbidiente, l’uomo si rialzò e si rivestì, continuando però di sbirciare di sottecchi le magnifiche grazie di Marzio, tuttora seducentemente in bella mostra.
La donna, intanto, si era avviata e lo aspettava accanto alla porta, con la mano sulla maniglia.
“Arrivederci”, fece Andrea, avvicinandosi a Marzio per dargli la mano.
“Arrivederci”, disse Marzio, stringendogliela.
Poi, sembrandogli di cogliere negli occhi dell’uomo un muto grido di aiuto, si alzò, come se volesse accompagnarlo alla porta e:
“La prossima volta, vieni da solo, - gli bisbigliò – ti faccio un prezzo speciale.”
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